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Chi siamo   

LO SAPEVATE CHE........

 

 

 

La provincia di Massa-Carrara, nata dalla fusione dei territori della Lunigiana e dell'Alta Garfagnana, che avevano fatto parte del Ducato di Parma e Piacenza e del Ducato di Modena e Reggio, era stata in un primo tempo attribuita all'Emilia e solo a partire dal censimento del 1871 venne considerata come provincia toscana e non più emiliana.


1859, siamo all'inizio del regno sabaudo su queste terre, il territorio dell'allora Emilia veniva diviso in «Provincie, Circondari, Mandamenti e Comuni», specificando, nella tabella annessa al regio decreto, la composizione della «Circoscrizione territoriale delle regie provincie dell'Emilia». Tra queste figurava anche la provincia di «Massa e Carrara», parte del regio territorio dell'Emilia, che era costituita da due circondari (1-Massa e Carrara; 2-Pontremoli), da dieci mandamenti e da ventitré comuni

Nel 1923 quest'ultima provincia subì un drastico ridimensionamento territoriale, cedendo i comuni di Calice al Cornoviglio e Rocchetta di Vara alla provincia della Spezia in Liguria, mentre passò alla provincia di Lucca il circondario di Castelnuovo Garfagnana (comprendente i comuni di Camporgiano, Careggine, Castelnuovo Garfagnana, Castiglione di Garfagnana, Fosciandora, Gallicano, Giuncugnano, Minucciano, Molazzana, Piazza al Serchio, Pieve Fosciana, San Romano in Garfagnana, Sillano, Trassilico (oggi Fabbriche di Vallico), Vagli Sotto, Vergemoli e Villa Collemandina).

"La nostra provincia fu istituita con decreto 27 dicembre 1859 di Carlo Luigi Farini, allora dittatore dell'Emilia formata dalla Lunigiana parmense e modenese, dai territori di Massa e Carrara e poi, in virtù del regio decreto 15 dicembre 1860, n. 4471, anche dalla Garfagnana" (Dottor Duino Ceschi, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Massa Carrara -1978)

18 Maggio 2019   IL NUOVO MANIFESTO 

MANIFESTO PER LA COSTITUZIONE DELLA REGIONE PADANO-LUNENSE


Con l’appellativo di Lunezia si indica la regione geografica proposta in sede di Assemblea Costituente col nome di “Emilia Lunense” dal Senatore Giuseppe Micheli.

Oggi con tale termine si identifica, per iniziativa della omonima Associazione, quella vasta area padano-tirrenica che comprende i territori emiliani di Parma, Piacenza e Reggio Emilia e quelli lunigianesi della Spezia e di Massa e Carrara, con l’auspicabile estensione ad aree contigue, storicamente legate, quali senz’altro la Lucchesia di Garfagnana e le province padane di Mantova e Cremona (parte sud-est). 


Tale bacino storico-culturale affonda le proprie radici in antiche memorie romane che ci narrano del ruolo strategico rivestito dal  Portus Lunae per l’intero bacino padano attraverso la mitica Via Aemilia Scauri. È la grande via carovaniera e peregrinale riconosciuta nel percorso europeo della Via Francigena che, dipartendosi da Luni e muovendo verso Nord attraverso l’antico Passo di Monte Bardone (l’attuale Passo della Cisa), mette alle due direttrici padane della Via Aemilia Lepidi, che da Parma muove verso Piacenza alla volta di Milano, e del tracciato del Brennero, che da Mantova porta a Verona e mette verso le destinazioni del Nord Europa. 
 

A dimostrazione del legame storico indissolubile di tali territori, ampiamente documentato, dopo la caduta dell’Impero Romano, già in epoca Bizantina e Longobarda, valgano le indicazioni chiarissime di una Strada Statale n. 62 della Cisa, che da Sarzana termina a Verona, e di una Via Vandelli, che già nel corso del Settecento univa il Ducato di Modena e Reggio a quello di Massa passando attraverso parte della Garfagnana.  La stessa traslazione secolare in quel di Reggio Emilia delle reliquie di san Venerio, il santo del VI secolo patrono del Golfo della Spezia (voluta per preservarle dalle incursioni saracene), può dirsi fortemente indicativa dei legami profondissimi che legano da sempre  le province sopra elencate. A ciò si aggiunga che i Ducati emiliani di Parma-Piacenza (Maria Luigia) e di Modena-Reggio avevano già  compreso le terre tirrenico-lunensi, e, rafforzando legami etnici antichissimi (Liguri Veleiati, Apuani e Friniati), avevano consolidato usi, costumi, tradizioni comuni.


Oggi si identifica dunque a buon diritto un comprensorio culturale ed economico padano-tirrenico chiamato LUNEZIA (dal toponimo dell'antica città di Luni, metropoli romana e poi capitale della Provincia Maritima Italorum in epoca bizantina), una geocomunità formata da territori distanti dai rispettivi attuali capoluoghi regionali, ma centrali rispetto ai comuni corridoi commerciali, e costituita da città "di frontiera" rispetto all'epicentro amministrativo regionale, città di medie dimensioni, ma capitali di distretti produttivi e di piattaforme funzionali nei diversi campi della cultura, della ricerca, della logistica, delle reti immateriali. 


Si tratta pertanto, come è facile vedere, di una vera e propria “macroregione” omogenea di rilievo nazionale, la cui marcata vocazione europea ed extraeuropea è ampiamente indicata dalla direttrice portuale Tirreno - Brennero. Essa potrebbe avere le stesse opportunità infrastrutturali, economiche e culturali di una grande metropoli, e nello stesso tempo conservare quelle caratteristiche di qualità della vita che queste città e questi territori hanno e che nessuna grande metropoli si può sognare, a condizione che una logica geocomunitaria li potesse far agire congiuntamente per essere più forti nella competizione globale.
Il progetto prevede non a caso la creazione ed il completamento di una efficiente rete di Infrastrutture sia per le persone sia per le merci, un sistema turistico integrato, un’organizzazione fieristica sinergica, la creazione di un polo universitario a indirizzi specialistici, secondo le vocazioni naturali dei vari comprensori, e la rivitalizzazione dell'intera area Appenninica di competenza. 


Tutto ciò acquista maggiore significato in vista di quel riordino dell’amministrazione territoriale dello Stato che in Italia, anche in una più adeguata prospettiva europea, non sembra più a lungo procrastinabile.
L’organizzazione di tale “macroregione”, anche in una prima fase transitoria, può e deve essere fondata su un vasto ed efficace decentramento amministrativo, basato sulle specifiche attitudini ed eccellenze vantate dalle singole province, senza dunque eleggere necessariamente un classico capoluogo di Regione. La proposta è con precisione quella di una valorizzazione equilibrata di tutti i territori e di tutte le città che confluiscano nella nuova Regione sulla base del principio fondamentale della sussidiarietà territoriale e, quindi, di un rinnovato e moderno sistema democratico.

 

Parma, Reggia di Colorno, 18 maggio 2019

30 Novembre 2009   

Trenta novembre 2009, Valter Bay e  Rodolfo Marchini, presidente e vice-presidente dell'Associazione Lunezia, scrivono una lettera al presidente della Repubblica con questo inequivocabile oggetto: "Petizione per la riapertura del “caso” Emilia-Lunense (oggi Lunezia)".

 Abbiamo inviato corrispondenza precedente (come da documentazione allegata) con la richiesta a codeste Ill.me Istituzioni per la riapertura del “caso” Emilia-Lunense, la Regione ratificata dalla Commissione dei 75 in fase costituente nel 1946, ma successivamente “sospesa” (mai abrogata) all’atto della promulgazione della Carta Costituzionale.

 La documentazione allegata (per Vs/ comodità di consultazione) è già a Vs/ mani regolarmente protocollata in data 31/10/2009 da codesta Ill.ma Presidenza della Repubblica ed in data 29/10/2009 da codesto Ill.mo Senato della Repubblica.

 Ci permettiamo ora di riproporre le argomentazioni sotto forma di PETIZIONE a codesta Ill.ma Presidenza della Repubblica ed a codesto Ill.mo Senato della Repubblica secondo le norme contenute nell’art. 50 della Costituzione e nell’art. 38, comma 3 del DPR 28/12/2000 n.445, chiedendo:

 

  • Che, essendo trascorso ormai tempo sufficiente, come richiesto illo tempore dall’on. Nilde Jotti per la riapertura del “caso” Emilia-Lunense (oggi Lunezia), venga riaperta la questione territoriale della suddetta regione proposta e poi sospesa, ma mai abrogata.

  •  Che tale riapertura sia da considerarsi di fatto in eundo a causa del decreto “taglialeggi” del senatore Roberto Calderoli che (come evidenziato nell’allegato “effetti collaterali”) riporta formalmente in vigore il “Decreto Farini del 1859”, che assegnava la maggior parte dei territori ex ducali al territorio regio denominato Emilia (non Emilia Romagna).

  • Che si prenda atto che al momento della “sospensiva” della Regione Emilia-Lunense (1947), oggi Lunezia, le province interessate furono assegnate provvisoriamente alle quattro regioni limitrofe (Toscana, Liguria, Emilia-Romagna, Lombardia), in evidente attesa temporanea fino alla ratifica effettiva della Regione Emilia-Lunense, oggi Lunezia.

  • Che si consideri come, sostanzialmente e formalmente, l’analisi parlamentare del riassetto dei territori ex Decrteto Farini od anche la sola analisi parlamentare dell’assetto territoriale della Provincia di Massa-Carrara, costituisca de facto una riapertura del “caso” Emilia-Lunense come richiesto dai Padri Costutuenti nel 1946 e 1947.

 

In attesa di una benevola accoglienza della presente petizione porgiamo deferenti saluti.

 

 30 novembre 2009

 

 Valter Bay                                      Rodolfo Marchini

 (presidente assoc. Lunezia)     (vice presid. Assoc. Lunezia)

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