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Parliamo di noi

Il dibattito oggi aperto sulle questioni istituzionali e costituzionali offre condizioni nuove per riaccendere l’attenzione sulla Lunezia.
Da un lato la cosiddetta “soppressione” delle Province, con le relative problematiche sul livello amministrativo intermedio tra Comuni e organi centrali dello Stato, dall’altro il riconosciuto stato di crisi che attualmente caratterizza il sistema regionale realizzato in Italia, infine, nel contesto europeo, le spinte regionaliste e autonomiste tendono a prefigurare una visione del federalismo ben diversa da quella che si aveva alcuni anni fa.
La Lunezia, del resto, non è mai stata, almeno da parte nostra, la proposta di una regione in più, come qualcuno erroneamente e strumentalmente ha voluto accreditare. E’, invece, la strategia geopolitica riferita ad un’”area vasta”, nella quale si sommano territori oggi appartenenti a regioni diverse, dislocata lungo l’asse Tirreno-Brennero, un asse che tutti considerano strategico per l’Europa, ma che resta inspiegabilmente dimenticato nella programmazione delle priorità e degli investimenti sulle grandi infrastrutture (Ferrovia Pontremolese, raccordo Autocisa-Autobrennero, ecc.)
Questo ambito territoriale è fortemente caratterizzato da un assetto urbano policentrico che va riconosciuto come fondativo del progetto dell’area vasta, in cui possono e devono, prima di tutto, trovare valorizzazione il sistema portuale dell’alto Tirreno (La Spezia, Carrara), il polo logistico di Piacenza, l’aereoporto di Parma, la stazione Tav medio-padana di Reggio Emilia, l’asta medio-padana del Po (nel quale vanno riscoperte le funzionalità di navigazione industriale e turistica), i distretti industriali alimentari e tecnologici.
Questo progetto, in cui devono trovare risposta anche i problemi delle zone sempre più mortificate e marginalizzate (quelle della Montagna e quelle rivierasche del Po), è un disegno strategico di evidente scala Europea, ma, di fatto, è ignorato nelle programmazioni territoriali e socio-economiche delle Regioni (Emilia Romagna, Liguria, Toscana), operanti in questa “area vasta” Padano-Lunense.
Si impone quindi di dare forma ad un laboratorio nel quale studiare e mettere a punto proposte e azioni socio-politiche da porre sul tavolo del dibattito in atto sulle riforme istituzionali e costituzionali.
Interlocutori e protagonisti attivi delle iniziative e delle proposte dovrebbero essere prima di tutto gli Istituti universitari e di ricerca, le rappresentanze delle categorie economiche e professionali oltre, ovviamente, agli amministratori pubblici, alle forze politiche e a tutti coloro che aspirano a ruoli pubblici.
L’ambizione della nostra proposta padano-lunense, forte di premesse storiche molto significative, suffragata da una risoluzione della Costituente, allora favorevole a riconoscerle il rango di Regione, motivo di numerosi accordi intervenuti nel frattempo tra Enti pubblici locali, è quella di configurarsi come un progetto innovativo ed esemplare per le politiche regionalistiche di scala europea.
Per l’Associazione Lunezia, Rodolfo Marchini e

Flavio Franceschi
Parma, 13 ottobre 2014

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