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Al tempo della costituente ...


Intervento dell'On. Giuseppe Fuschini del 17 dicembre 1946, nella seduta antimeridiana, della seconda Sottocommissione della Commissione per la Costituzione L'On. Fuschini osserva innanzi tutto che nell'articolo 22 del progetto sulle autonomie locali, in cui si stabilisce che le Regioni sono costituite secondo la tradizionale ripartizione geografica dell'Italia, sarebbe stato opportuno indicare accanto all'Emilia anche la Romagna e ciò perché ritiene che in un documento di tanta importanza quale sarà quello della nuova costituzione dello Stato, non possa farsi a meno di menzionare la Romagna come una Regione a sé stante, visto che effettivamente ha una sua tradizione, una sua storia e alcune sue proprie caratteristiche inconfondibili. Ciò premesso, conviene ricordare che l'esistenza della Regione emiliana si è affermata non senza gravi discussioni e contrasti. Essa risale al 1859, quando, cioè, Luigi Carlo Farini, nominato dittatore delle province di Modena e di Parma, col nome di Emilia volle indicare la Regione che era posta sotto il suo comando. In ogni modo, lo stesso Farini, quando ebbe l'incarico di amministrare, insieme alle Province anzidette, anche la Romagna, fece sempre distinzione tra questa e l'Emilia. Ma non sono tanto le ragioni storiche a giustificare la richiesta da parte della Romagna di costituirsi in Regione a sé stante. Difatti, secondo il principio più volte affermato nel corso della discussione sul progetto delle autonomie locali, affinché una Regione possa essere costituita occorrono ragioni principalmente amministrative, politiche ed economiche. Ora, se si consideri la Romagna intesa nel senso più lato, ossia quel territorio comprendente la Romagna propriamente detta, cioè le Province di Ravenna, di Forlì e il circondario di Imola, nonché le Province di Bologna, di Ferrara e di Rimini, si vedrà subito che essa costituisce un'unità organica sia dal punto di vista economico, sia da quello amministrativo e politico. Si tratta infatti di un territorio notevolmente esteso; in cui si è raggiunto un grande sviluppo agrario ed è in corso un'importante attività industriale. È una zona in cui la popolazione è riuscita a conseguire un alto grado di floridità economica. Il sistema agrario della Romagna è prevalentemente mezzadrile. La mezzadria romagnola, però, non deve essere confusa con le forme di conduzione agraria esistenti nel parmense, nel piacentino e nel reggiano, perché esse si applicano per proprietà terriere che in tali località hanno una grande estensione, mentre la mezzadria romagnola riguarda il podere di media grandezza che in Romagna appunto costituisce la normale proprietà fondiaria e che è il più intensamente produttivo. Le industrie della zona, dato il suo carattere prevalentemente agrario, non hanno raggiunto un grande sviluppo: in ogni modo quelle attualmente esistenti hanno per lo più attinenza con l'agricoltura. In merito all'altra richiesta riguardante la costituzione di una Regione emiliana appenninica, osserva che, mentre le Province di Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì gravitano verso l'Adriatico, lo stesso non si può dire per quelle di Modena, Parma, Reggio e Piacenza, i cui traffici, com'è noto, sono orientati verso il Tirreno. Appunto per questo è stata fatta presente la necessità di unire la Lunigiana, con il porto di La Spezia, alle Province di Modena, Reggio, Parma e Piacenza. Del resto, anche nei tempi passati i lunigiani hanno sempre cercato di avere rapporti commerciali, attraverso l'Appennino, con le Province di Modena e di Parma e in genere con la Valle Padana. La Spezia oggi desidera che il suo magnifico porto possa anche servire a scopi mercantili. La popolazione lunigiana ritiene che nell'ambito di un hinterland che vada dal litorale costiero al Po, la via più breve e più comoda per giungere sino al mar Tirreno sia quella che conduce alla Spezia. In ogni modo la richiesta della Provincia della Spezia di essere aggregata alla Regione emiliano-appenninica è stata avanzata dalla Deputazione provinciale e dal Comune della Spezia, dall'Associazione degli agricoltori dell'alta Lunigiana e dal circondario di Pontremoli. Si può dire che quasi tutta la popolazione del posto abbia manifestato chiaramente nei modi più vari la stessa aspirazione. Qualche resistenza al riguardo è stata fatta soltanto da parte di alcuni Comuni della Provincia di Massa e Carrara.

È da notare, infine, che con la costituzione di una Regione emiliano-appenninica nessun danno verrebbe agli interessi della Romagna, i cui traffici commerciali sono orientati verso l'Adriatico. Quanto alla Regione ligure, essa, per la sua attività commerciale, industriale, economica, non può temere alcuna concorrenza. ........Dopo lunghe discussioni tra favorevoli e contrari...... Il Presidente Terracini pone quindi in votazione la proposta della costituzione della Regione Emiliana-Lunese, formata dalle attuali province di Modena, Reggio Emilia, Parma, Piacenza e in parte La Spezia e Massa. Fuschini propone che sia messa in votazione semplicemente la divisione della odierna Regione Emiliana in Emilia-appenninica e in Emilia e Romagna. Il Presidente Terracini obietta che l'onorevole Fuschini è stato incaricato di riferire sulla domanda ufficialmente presentata e quindi dovrebbe limitarsi esclusivamente a tale compito. Mortati osserva che, nel caso sia respinta la proposta ufficialmente presentata, nulla vieta che venga presa in considerazione la proposta dell'onorevole Fuschini. Il Presidente Terracini mette ai voti la proposta di costituzione della Regione Emiliana-Lunese. (È approvata).


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