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Fecci: "Lunezia, i tempi sono maturi"

Fabio Fecci, sindaco di Noceto, vicepresidente vicario di ANCI Emilia-Romagna e con un passato da amministratore nel Comune di Parma, interviene, rispondendo ad alcune domande, in merito all'impegno portato avanti dall'associazione culturale regione Lunezia.

Lei si è più volte espresso a favore del progetto per la nascita riconosciuta dell'area vasta padano-lunense: è ancora un'idea che guarda con interesse? Crede che i tempi siano maturi?

Più volte ed in più sedi negli anni ho lanciato il progetto Lunezia: un primo progetto di riordino della geografia regionale compariva già in un mio documento politico del 2005, inviato agli esponenti dei vari Governi che si sono succeduti negli anni, nel quale condensavo alcune considerazioni e proposte che oggi -alla luce delle riforme recentemente varate-sono vere anticipazioni. Sostenevo l’abolizione delle province, i processi di unione e fusione dei Comuni, la cancellazione dei tanti enti secondari che sembrano esistere solo per diventare la sede dei politici “trombati”e di duplicazioni di competenze, il taglio del numero dei parlamentari e dei loro privilegi e -soprattutto- un generale riassetto tale da ridisegnare l’intera geografia regionale italiana. Individuando, appunto, anche nelle Regioni –fra gli altri enti– un deleterio bacino di sprechi. Per non parlare poi dell’anacronismo dell’esistenza delle Regioni a Statuto Speciale con il loro bagaglio di privilegi.

Alla data di stesura di quel documento del 2005, non era emerso in maniera così tristemente evidente quanto questi enti fossero in alcuni casi autentici centri di malaffare dove il furto di denaro pubblico pare essere una regola condivisa, ma in tutti i modi già dieci anni fa mi sembrava necessaria la loro riduzione ed un loro generale ripensamento.

Nel 2010 ancora riproponevo un successivo documento politico alle sedi governative ove espressamente proponevo il progetto Lunezia.

Credo che oggi più che mai i tempi siano maturi per riproporre il progetto, visto che finalmente sta emergendo in maniera condivisa ed improcrastinabile la necessità di un drastico ripensamento e riordino delle regioni -sia in senso geografico che politico amministrativo- e dato atto che in questo momento tutte le forze politiche sembrano orientarsi su un vero cammino di riforme.

Come vede la nuova cartina dell'Italia? Ovvero: come ridisegnare il rapporto Stato-Comuni? Quali gli enti intermedi di cui c'è bisogno? Macro-regioni, dipartimenti, nuove regioni, province cancellate definitivamente?

L’attualità del progetto Lunezia emerge proprio dalle considerazioni che ho espresso sopra e la testimonianza di quanto ancora io ne sia sostenitore arriva dalla nota che nello scorso mese di gennaio ho inviato ai due parlamentari firmatari del recente disegno di legge, Morassut e Ranucci, che ridefiniva i confini regionali.

In particolare la mia proposta prevede questo assetto: Liguria Piemonte Valle D’Aosta/ Lombardia/ Trentino Veneto Friuli/ Lunezia/ Romagna Marche/ Toscana Umbria/ Abruzzo Molise/ Lazio/ Campania/ Puglia/ Calabria Basilicata/ Sicilia/ Sardegna.

Un progetto che individua confini territoriali che non si discostano molto da quelli del disegno di legge Morassut-Ranucci e che prevede tredici regioni anziché dodici, unendo regioni che hanno hanno affinità morfologiche, culturali, storiche ed economiche.

Lunezia in particolare abbraccia 7 province (Parma, Cremona, Mantova Reggio Emilia, Piacenza, Massa Carrara e La Spezia) in un’unica regione, estesa lungo la direttrice della Tirreno Brennero, il naturale sbocco sul mare attraverso il porto di La Spezia, un corridoio verso il Nord Europa.

Se invece venisse bocciata l’istituzione di Lunezia, propongo che l’Emilia Romagna venga divisa accorpando la parte emiliana alla Lombardia (la storia sembra darci indicazioni in questo senso), mentre da Modena in avanti sia inclusa nella macroregione Romagna-Marche. D’altra parte quel trattino che oggi si frappone fra Emilia e Romagna qualcosa vorrà dire…

Oltre alla riduzione del numero dei territori regionali e della nuova definizione dei confini, la mia idea sulla nuova Regione è quella di un Ente che –tolte di mezzo le province, sul cui provvedimento di abolizione comunque non concordo completamente in quanto si presenta confuso e contraddittorio sugli aspetti di ricollocazione del personale, che ritengo andasse maggiormente tutelato– si ponga come struttura di raccordo fra Stato e Comuni, operando in maniera snella e trasparente con concreta apertura verso di essi. Il personale delle Regioni, dato atto della sua presunta elevatissima professionalità in quanto operante all’interno di un ente con potestà legislativa, dovrà così rapportarsi direttamente con quello dei Comuni per fornire supporto ed assistenza nelle materie di competenza. Una Regione al servizio dei Comuni e non viceversa, in un’ Italia nuova governata da norme ad unica matrice per tutte le Regioni, pur nel rispetto delle loro identità, tali da non creare sperequazioni.

Eliminate le province, create le macroregioni, i Comuni devono avere la capacità di fondersi o di gestire in maniera associata i servizi, con la logica di unire territori con reali affinità , per poi confluire in senso più ampio negli ambiti territoriali ottimali, governati dall’assemblea dei vari Sindaci -in modo da limitare le cariche politiche-, finalizzati a migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi ed alla razionalizzazione dei costi.

In alcune occasioni ha detto che Parma, in una nuova regione come quella luneziana, deve avere il ruolo di capoluogo. Ne è ancora convinto? Non ritiene che questo possa lasciare immaginare ad altri territorio che si tratti dell'ennesima velleità da petit capitale alla parmigiana?

Al di là di ogni prevedibile campanilismo, credo che Parma -perché no?- potrebbe essere il capoluogo di Lunezia: Parma è una città con un illustre passato di storia alle spalle, di antica ed eccellente tradizione universitaria, artistica, musicale e anche se adesso sta innegabilmente vivendo un momento di declino, ha ancora al suo attivo numerose eccellenze e non solo nell’agroalimentare ma anche in campo farmaceutico, meccanico ad esempio. Oltre a questo teniamo presente che Parma, all’interno del perimetro di Lunezia ha una posizione baricentrica ed è punto mediano nella rete infrastrutturale viabilistica. I numeri per fare da capoluogo di provincia credo, senza paura di essere smentito, ci possano essere tutti.

A quali forze politiche o di Governo si potrebbe guardare con interesse per dare incisività al percorso che porta alla nascita di Lunezia?

Quali le forze politiche o di Governo cui guardare per portare avanti il progetto?

Penso sia sbagliato porre questioni di appartenenza. Questo è un progetto ampio che per questo deve essere largamente condiviso e necessariamente trasversalmente posto e studiato, proprio per un positivo coinvolgimento delle forze politiche, perché ritengo che l’assetto ipotizzato porterebbe indubbi vantaggi ai cittadini , uniti da un’appartenenza a territori che realmente hanno importanti affinità e congiunte potenzialità. Un assetto che –al di là delle polemiche- impedirebbe quelle evidenti sperequazioni ad oggi registrate: la nostra Regione ha sostenuto maggiormente gli interessi della Romagna rispetto a quelli dell’Emilia, evidenziando che il trattino che si frappone fra Emilia e Romagna esiste non solo sulla carta, ma concretamente è la testimonianza di due realtà con differenti caratteristiche, esigenze, prospettive.

Nota: la sezione Un libro e altri scritti contiene contributi di Fabio Fecci, tra cui la lettera inviata all'on. Morassut.

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